Il giardino incantato
Da un'idea del DuoKeira piano duo
video: Valerio Carosi
illustrazioni: Alessandra Le Caselle
grafica: Beatrice Bresciani
testo: Gino Aldi
disegni: I bambini degli asili di Zetesis, La Ghianda e Mary Poppins
Il DuoKeira piano duo ha creato uno spettacolo, che grazie all’incanto della musica conduce il pubblico dei bambini attraverso una serie di favole classiche articolate in un solo grande racconto. Il sonno della Bella Addormentata, i suoi sogni di mondi inesplorati e di personaggi particolari e finalmente il suo risveglio, sono le tappe principali dell’intreccio che il Duo ha realizzato: fiabe appartenenti alla tradizione di C. Perrault, di Madame d’Aulnoy e di J. M. Leprince de Beaumont (La bella addormentata nel bosco, Pollicino, Il serpentino verde, La bella e la Bestia, Il giardino incantato), a cui si è ispirato M. Ravel con il suo Ma mère l’oye, vengono intrecciate come parti di una sola grande fiaba.
In una mescolanza tra diverse forme d’arte, gli elementi delle varie favole sono interpretati dalla voce di un attore, dalle immagini di un videomaker che utilizza le illustrazioni originali di un’artista grafica e i disegni dei bambini di una scuola dell’infanzia, dalle esecuzioni dal vivo di brani classici del DuoKeira.
L’elemento artisticamente unificante che ha creato l’occasione per questo spettacolo è la Suite musicale di Ravel Ma mère l’oye.
Il pezzo di Ravel si adegua, infatti, con tenera partecipazione alla sensibilità dei bambini, schiudendo un mondo di sogni delicati attraverso avventure misteriose, magie stupefacenti, iridescenti sortilegi: la Bella addormentata dorme al placido ritmo d’una pavana su accordi dolci e favolosi; Pollicino è colto nel momento in cui, smarrite le briciole che aveva seminato, ode il cinguettio soddisfatto degli uccellini che se ne sono nutriti; mentre Laideronnette, imperatrice d’un’esotica terra di sogno, si spoglia per il bagno, si ode un esile e prodigioso tintinnare di mille piccoli strumenti irreali; una Bella incantevole, dalla voce suadente, e una Bestia dalla voce cavernosa, ma capace di commuovere, intessono, al ritmo d’un valzer lento, un dialogo sconcertante e, al fondo, sensuale, capace di spezzare l’incantesimo e trasformare la Bestia in Principe; Ravel ci trasporta, infine, in un giardino fatato, ricco di semplici ma indicibili bellezze, animato da una breve e brillante fanfara.
Secondo Roland-Manuel “… il Ravel di Mamma Oca svela il segreto della sua natura profonda, e ci mostra l’anima di un bambino che non ha mai abbandonato il regno delle Fate, che non fa distinzione tra natura e artificio, e che sembra credere che tutto quello che può essere immaginato e realizzato sul piano materiale viene fornito da ciò che è controllato e regolato dal piano mentale e spirituale”.